FRANCA CALIÒ, CATERINA LAZZARI, ELENA MARCHETTI, Architetture in superficie. osservare il mondo con gli occhi della matematica, Brioschi, Milano 2021

La lettura del libro ci offre un viaggio affascinante tra le opere architettoniche che si stagliano negli spazi urbani di varie città del mondo la cui ricchezza, in ordine al portato di genialità costruttiva, spesso sfugge agli occhi distratti dei fruitori. Pagina dopo pagina, veniamo guidati a soffermare lo sguardo sulle forme geometriche che ci circondano, scoprendo la meraviglia della plasticità di strutture ardite che obbediscono alle rigide regole matematiche.

L’osservazione degli sviluppi geometrici, sorprendenti movimenti che originano le architetture, ci apre alla visione di costruzioni la cui funzionalità si coniuga con la creatività e così impariamo che «andando a stanare le geometrie dinamiche nascoste negli edifici, riconoscendole e ricostruendole, insomma “portandole in superficie”, come ci dice il titolo, ne porteremo “l’anima” allo scoperto» (pp. 14-15). Gli edifici hanno un’anima se chi li ha progettati vi ha posto un’intenzionalità vitale. Per evidenziare questa connessione, di ogni opera viene presentata la paternità in una scheda che riporta note biografiche del relativo architetto, a sottolineare come il prendere vita di un’architettura sia l’esito dell’idea di vivere gli spazi umani, concepita dal suo autore.

Le regole della matematica e della fisica, materie comunemente percepite ostiche per il rigore dei processi razionali su cui si sviluppano, ci vengono presentate dalle autrici come la chiave di violino di uno spartito: semplicemente (si fa per dire) rigorosi criteri di logica matematica funzionali all’espressione armonica delle architetture. Ed è subito piacere estetico nello scoprire quale connessione virtuosa ci possa essere tra la materia inerte delle costruzioni e la creatività di architetti geniali nel modellarla al fine di realizzare luoghi dell’abitare che rispondano alla vita reale costituita dal vedere, percepire, narrare. Le costruzioni, proposte attraverso efficaci immagini fotografiche, ci svelano, edificio dopo edificio, la loro potenza artistica, nella misura del loro essere strutture vive, pensate, cioè, per far sentire al meglio i suoni, come nel caso degli auditorium, o per favorire l’esperienza del sacro nelle chiese, o per soddisfare l’organizzazione produttiva, nel caso della progettazione di industrie; o, ancora, in quanto esprimono un valore simbolico, come nel caso della cupola del Parlamento di Berlino: «Tutto in questo progetto rimanda all’auspicio della trasparenza e permeabilità della democrazia e dell’agire pubblico» (p. 58).

La descrizione delle strutture architettoniche, articolata tra il richiamo dei principi fisico-matematici e il riferimento analogico alle forme degli oggetti di banale uso quotidiano, diventa una divertente complicità tra chi scrive e chi legge, alla scoperta del gioco di rette e curve in movimento che generano opere geniali.

Le Autrici, due docenti di matematica del Politecnico di Milano e un’architetta esperta in letteratura educativa, sono riuscite brillantemente nell’operazione insolita di condurre il lettore, divertendolo, lungo i percorsi arditi del rigore geometrico, probabilmente favorite dalla loro specifica sensibilità femminile, peculiarità che in qualche modo compensa l’esiguità di nomi femminili nell’elenco degli architetti presentati.

L’analisi delle costruzioni architettoniche si snoda in uno stile leggero, sul tono di fondo dell’intrattenimento ludico, acuta strategia pedagogica per indurre giovani lettrici e lettori, per i quali il testo evidentemente è stato concepito, ad apprezzare la bellezza del mondo osservato con gli occhi della matematica, guidati all’apprendimento secondo il migliore dei metodi: trasmettere l’eros, la passione per il bello, attraverso percorsi razionali illuminati dall’animus spirituale.

                                                                                                                                                       Stefania Macaluso