di Alia D’Anna

Il regista Roberto Andò con il film “La stranezza” ha compiuto un’operazione
certamente colta. Nondimeno, per garantire al proprio lavoro unanime consenso, egli
si è servito di un doppio registro, in modo che il film riuscisse gradito sia allo spettatore
competente sia a quello meno avvezzo ai testi letterari. In ogni caso, come osserva
Umberto Eco, nel suo saggio Lector in fabula, un lettore o uno spettatore nel rapporto
con un’opera letteraria o con un dipinto, instaura “una meccanica di cooperazione
interpretativa”, per cui comprende i diversi particolari in rapporto al grado di
competenza e agli strumenti culturali di cui è in possesso.

La chiave di lettura del film è data dalla lettera in corsivo che compare all’inizio sullo schermo. La lettera è tratta dalla novella Colloqui coi Personaggi, che apparve sul Giornale di Sicilia nel 1915.
Senza alcuna premessa (come consuetudine del Maestro), la novella inizia così:
Avevo affisso alla porta del mio studio un cartellino con questo Avviso. Sospese da oggi le udienze a tutti personaggi, uomini e donne, d’ogni ceto, d’ogni età, d’ogni professione, che hanno fatto domande e presentato titoli per essere ammessi in qualche romanzo e novella.
N. B. Domande e titoli sono a disposizione di quei signori e personaggi che, non vergognandosi d’ esporre in un momento come questo la miseria dei loro casi particolari, vorranno rivolgersi ad altri scrittori, se pure ne troveranno.
Il regista, in tal modo, comunica subito che la sua attenzione è rivolta ai personaggi e per questo si serve di quei testi in cui sono presenti i concetti fondamentali della poetica pirandelliana.
È noto come Pirandello abbia sempre avvertito l’esigenza di rendere esplicito il suo difficile percorso artistico e come in particolare abbia manifestato la sua teoria della “nascita del personaggio” sia in alcuni saggi sia in alcune opere che hanno uno straordinario valore metateatrale: la novella Colloqui coi Personaggi, i drammi Sei personaggi in cerca d’autore, Questa sera si recita a soggetto, la favola Il figlio cambiato.
Il regista Andò quindi, con assoluto rigore e coerenza, sin dall’inizio, con la sua cinepresa va zoomando su personaggi e scene che al primo impatto potrebbero sembrare slegate tra loro, ma che in realtà si rivelano via via funzionali alla vicenda narrata.
Nella Prefazione ai Sei personaggi, Pirandello stesso sottolinea come i personaggi, una volta creati dalla fantasia dell’autore, vivano di una vita propria, indipendente e addirittura in grado di “tentare” il loro “creatore”.
I tre attori principali (come gli altri) sostengono il loro ruolo da veri professionisti.
Toni Servillo rappresenta Pirandello che, nonostante il suo travaglio come uomo e come artista, non abbandona le sue “creature”, le segue con simpatia e addirittura asseconda la loro aspirazione artistica.
 
Ficarra e Picone rappresentano i personaggi che, “nati per caso” non (ri)conoscono neppure il proprio creatore e, se da un lato vivono la loro squallida quotidianità, dall’altro aspirano ad entrare anch’essi in qualunque forma, nel mondo dell’arte senza il ricorso al copione di uno scrittore.
Questa idea è ampiamente espressa nel dramma Questa sera si recita a soggetto, in cui il capocomico Dottore Hinkfuss, in un teatro affollato e vociante, rassicura il pubblico dicendo che quella sera non sarà rappresentata alcuna opera di un autore in voga, ma tutto si svolgerà sulla base dell’improvvisazione.
Nel corso del film sono presenti altri temi cari allo scrittore agrigentino. Ad esempio, il motivo dello specchio, che ritorna spesso nelle opere pirandelliane, è sottolineato nel film in cui è Pirandello a specchiarsi più volte proprio per l’ansia di comprendere se stesso e tutto quello che gli sta attorno. Però lo specchio restituisce un’immagine che si sdoppia e si frantuma a documentare la disgregazione della personalità…
Ancora, il personaggio che seduto su una sedia a rotelle si rifiuta di parlare in segno di protesta, ricorda Serafino Gubbio operatore che sceglie il silenzio per una profonda crisi esistenziale.
Certamente lo spettatore attento saprà individuare la fonte e il significato dei numerosi flash che attraversano tutto il film.
Il film si conclude con l’apparizione sullo schermo in penombra dei Sei personaggi che malinconicamente attendono un autore che sappia interpretare il loro dramma e li renda immortali.
Con il film La Stranezza Roberto Andò ha saputo attualizzare la poetica pirandelliana e interessare il pubblico, contribuendo così a dare una nuova vita ad uno dei più grandi narratori di tutti i tempi.