Il 6 novembre è stata diffusa la notizia del feroce assassinio, nella città afghana di Mazar-i-Sharif, di un gruppo di donne , tra cui la docente di economia Frozen Safi, ventinove anni, impegnata nella difesa dei diritti delle donne.

Di fronte a questa ulteriore violenza, cresce la nostra determinazione a tenere viva la memoria delle donne afghane uccise e a sostenere quante ogni giorno provano a sopravvivere.

L’avvilente impotenza di noi donne che viviamo in un altrove, così lontane eppure così vicine, non ci lascia rassegnate. Proveremo ancora e ancora a dare loro voce, a raccontare le loro vite, a raccogliere il loro grido e soprattutto non cesseremo di esprimere il nostro disgusto per l’inettitudine dei potentati del mondo nel custodire la pace, per gli intrighi, le trame che hanno in spregio la vita, per ogni politica di prevaricazione, per i profitti legati al traffico di armi e per ogni atto violento concepito da uomini esaltati dalla forza di sopraffazione, servitori della morte e distruttori della vita di donne e bambini.

Le donne, attente e solidali, sapranno ascoltare il dilagante dolore, sapranno asciugare le lacrime per tanta abissale sofferenza, sapranno reinvetare vie di pace e trame di relazioni buone per generare ancora la vita.

QUESTA LA NOSTRA RESISTENZA, L’UNICA VERA RESILIENZA

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